CALIFORNIA (e non solo) ON THE ROAD PT IV

da LAS VEGAS a SAN DIEGO

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Giorno 11 | 26 MARZO  

Las Vegas giorno II


Di buon mattino raggiungiamo il Treasure Island: parcheggio multi piano, tema piratesco, un’infinità di piani , sala slot, ristoranti, bar, spa, reception composta da una decina di desk. faccio fatica a chiudere la bocca, è un mondo a parte. Al di là del gusto personale, una volta nella vita, Las Vegas è una città  che va vista, per la sua unicità e per la sua follia.  Mi perdo ogni volta che devo raggiungere la stanza o un luogo dell’hotel. La nostra stanza è a un piano alto, con finestroni enormi da vertigine, pulitissima e ampia, con un lettone king size. Paghiamo meno del motel di San Francisco. Unica pecca è che, per il secondo dispositivo, il wifi è a pagamento. posate in stanza le nostre cose partiamo nel tour del peccato. Un entra ed esci da mondi paralleli: una Venezia farlocca con gondolieri e botteghe in stile italiano, una Parigi con tanto di Tour Eiffel e, a New York mangiamo uno dei migliori panini del nostro viaggio al Village Eateries, panino con bollito eccellente. All’interno del New York New York, sfreccia anche una montagna russa. Maciniamo chilometri, con il naso all’insù e le gambe che ad un certo punto iniziano a cedere. Decidiamo poi così di tornare in hotel. Cala il sole e diamo il via al gioco d’azzardo. Ci sediamo alla roulette russa, beviamo cocktails gratis (ci sono le hostess che passano e chiedono se volete cocktails, potete bere quanto volete, gratis, sarebbe bene solo lasciare un pò di mancia) e iniziamo a puntare sui numeri esatti, vincendo stupiti ben SETTE NUMERI ESATTI di fila, siamo gasatissimi, facciamo una pausa per mangiare e cambiamo casinò, iniziando così a perdere tutto, giocata dopo giocata. Decidiamo poi di puntare 10 centesimi in una slot machine, che inizia con una musichetta di sottofondo a sganciare spiccioli per dodici minuti buoni. Felici del bottino e stanchi della giornata andiamo a dormire, il giorno successivo ci spetterà un altro viaggio.

© Edoardo Morina ©Valeria Nardilli

Giorno 12 | 26 Marzo

Las Vegas —> Grand Canyon —-> Kayenta

E di chilometri ne maciniamo tanti davvero: dopo più di quattro ore di macchina arriviamo al Grand Canyon park. Il Grand Canyon si divide in North Rim e South Rim. Il North Rim è chiuso per neve quindi non ci resta che visitare il South Rim.  (ribadisco che per gli amanti dei parchi sicuramente non è il momento perfetto per visitare questa parte dell’America). Sinceramente, e non mi uccidete questo sarà il parco che meno apprezzerò nel viaggio in America, bellissima la vista, ma punto numero uno: il prezzo è esagerato, punto numero due: per riuscire a capire dove dovevamo andare per vedere il Grand Canyon ci abbiamo messo due ore circa, perché appena entrati ci è sembrato di stare in un gigantesco outlet con parcheggi, ristoranti etc. Ecco non siamo fan di questa tendenza americana di rendere tutto un attrazione turistica, un centro commerciale o un luna park. Preferiamo i luoghi più autentici, parchi come la Death Valley dove la natura fa da padrona con pochi fronzoli e comodità.  La quota di ingresso è 25$ a veicolo, dopo aver fatto le foto di rito e perso il fiato per qualche secondo di fronte alla meravigliosa vista, qualche secondo durato poi qualche ora, ci rimettiamo in moto verso un posto dove riposare e dove poter visitare il giorno dopo  la Monument Valley. Durante il tragitto incontriamo dei View points interessantissimi!! fermatevi, ne vale la pena e godiamo di un tramonto meraviglioso. Entriamo cosi nello Utah,

L’hotel è il Wetherill-Inn ci danno una quadrupla con due letti matrimoniali immensi, ad un prezzo super contenuto è in mezzo al nulla, ma il giorno dopo in meno di 20 minuti arriviamo alla Monument Valley

© Edoardo Morina ©Valeria Nardilli


Giorno 12 | 27 Marzo

Kayenta —> Monument Valley —> Flagstaff



Di buon mattino ci avviamo alla Monument Valley, il tragitto è spettacolare, la Monument prende forma man mano che avanziamo in una strada davvero deserta, con dei colori incredibili. La strada è in discesa e tutta dritta, e ci regala un effetto ottico indescrivibile: sembra proprio di piombare all’interno della Monument Valley.

La Monument Valley si trova in territorio Navajo, gli indiani d’America per intenderci, che si intravedono di tanto intanto e sembrano usciti da un film western. La Monument è davvero forse uno dei parchi più iconici dell’America, ha rappresentato lo scenario di una moltitudine di film che sono nell’immaginario di tutti. Il costo all’ingresso è di 20 dollari ad automobile, potete scegliere di vederla per conto vostro, grazie a una mappa con spiegazioni che vi verrà lasciata all’ingresso oppure fare un tour guidato, addirittura a cavallo. Noi optiamo per la Valley Ride, ovvero esplorare la Monument Valley con la nostra automobile,  il percorso lascia abbastanza a bocca aperta, i colori sono magnifici e in un paio d’ore massimo farete tutto il tour, potendovi fermare anche alle bancarelle con monili artigianali fatti dai Navajo. è possibile anche dormire all’interno della Monument Valley, questi i due hotel: THE VIEWGOULDING’S LODGE

© Edoardo Morina ©Valeria Nardilli



Noi ci rimettiamo in moto verso Flagstaff, dove passeremo la notte. La verità è che scegliamo come meta Flagstaff solo per spezzare il viaggio che ci attende per arrivare a San Diego: apriamo la cartina e risulta essere sulla mappa perfettamente a metà strada. Una volta arrivati invece rimaniamo stupiti dall’atmosfera che si respira: piena di localini con musica dal vivo, un’infinità di negozietti e ristorantini deliziosi. Una piacevolissima sorpresa questa città! Flagstaff è la perfetta fusione di una città del far-west e uno di quei posti da film dove ci sono casette in mattoni, ristorantini bio, librerie, sale da the,  negozietti vintage e di cianfrusaglie, di cui improvvisamente senti di non poterne più fare a meno e, da un momento all’altro dilapidi tutto il tuo capitale.. uno di quesi posti dove le strade sono pulite e le case talmente curiose da farti camminare tutto il tempo con il naso all’insù. Aggiungendo anche che essendo sede universitaria, Flagstaff è piena di vita. Poggiamo le cose in motel, di cui non vi faccio il nome, perché assolutamente non lo consiglio (talmente sporco che dormiamo vestiti) e, decidiamo di andare a mangiare sushi al Karma Sushi bar and grill, carinissimo con delle varietà di sushi molto interessanti. Dopo una bella abbuffata giriamo per la movida, ci addentriamo in un locale con musica dal vivo e all’improvviso ci sembra di stare in una locanda west! incredibile davvero! Non fate sì che sia solo la meta a metà strada anche per voi, dedicate un paio di giorni a questa città, non ne rimarrete delusi.



Giorno 13 - 28 MARZO

Flagstaff —> Sedona—> Jerome —> Goldfield Ghost town —> Gila Bend


La mattina seguente partiamo alla volta di Sedona. 

Sedona è la meta hippie degli states, per tutti gli intrippati come me di energia e New Age, attrae visitatori spirituali e artisti. I colori prevalenti a Sedona sono il rosso e il verde. Sedona è famosa per i “Vortex”: parte delle filosofie new age crede che quest’area sia il centro dei vortici che irradia il potere della terra. Meta anche di escursionisti e ciclisti per le sue immense aree verdi, ma anche sentieri da fare in jeep,  non manca davvero nulla a Sedona: dalle numerose sedi termali alle gallerie d’arte, a ristoranti etnici di ogni tipo fino ai vigneti con degustazione che le fanno da cornice. 

Avendo scalato e meditato sui vortici energetici, dopo aver fatto un giro per la città, ce la lasciamo alle spalle e, la mia folle predisposizione per il macabro e l’oscuro ci spinge alla volta di Jerome, città fantasma. Di fantasma in realtà c’è ben poco, ma la strada vale come sempre il viaggio e questa volta la cosa che benedico di più è il posto in cui ci fermiamo a mangiare nella città. Bobby D’S BBQ: avete presente le Ribs? qui ho mangiato le più buone e porche ribs della storia della mia vita e un hamburger degno di nota. Assolutamente consigliato. Tornando alla città, abbastanza deludente, rispetto all’idea che si può avere di città fantasma. Non dandomi per vinta, decidiamo di proseguire alla volta di Goldfield. Goldfield è la sintesi perfetta di ciò che gli americani amano fare: trasformare qualsiasi cosa in un centro ricreativo. è una “ristrutturazione” o ricostruzione di una città fantasma immersa davvero nel nulla. Ci si diverte ma di autentico c’è ben poco. 

Dopo aver capito che le città fantasma in queste zone sono una delusione, per la gioia di Edoardo, decido che di macabro ne ho abbastanza e partiamo alla volta di San Diego, la strada però è tanta, al confine con il Messico, ad una corsia con limiti da sonno, il sole è già calato  e decidiamo di fermarci a dormire al Yucca Motel che troviamo sulla nostra strada, siamo veramente in mezzo al nulla, sono le 21.30 e praticamente è impossibile trovare da mangiare. Sulla strada (questo hotel è su una via, questa via è una specie di paese), troviamo un fast-food Messicano, mangiamo e dopo aver sfruttato l’esterno surreale del motel per fare qualche foto ci mettiamo a dormire sfiniti per  affrontare il viaggio del giorno successivo.


© Edoardo Morina ©Valeria Nardilli


Giorno 14 29 Marzo

Yuma —> San Diego


Non so perché, decidiamo di fermarci di passaggio verso ora di pranzo a Yuma. Yuma è abbastanza desolata e triste sinceramente e mangiamo in maniera ancora più triste. Edoardo si fissa e vuole provare un ristorante Italiano (beh al confine tra Stati Uniti e Messico a chi non sembrerebbe un’ottima idea?) ma, dopo il vagare a zonzo per le città fantasma del giorno precedente gli devo il beneficio del dubbio (anche se quelle Ribs…mmmm), mangiamo male, ma male sul serio e con lo stomaco sottosopra ripartiamo alla volta di San Diego.   Il tragitto è lungo, mono corsia e dritto e, tra una canzone pop e una botta di sonno si palesa davanti a noi San Diego.